Anni 60-70: Italia fucina della sportività
- Paolo Andrea Gallo
- 5 mar 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Non solo Ferrari, Lamborghini e Alfa Romeo, negli anni 60 70 l'Italia è una fucina di costruttori di auto sportive, che per antonomasia son le auto degli appassionati.
Primo personaggio notabile è l'argentino Alejandro De Tomaso, che, dopo un primo periodo in cui la sua officina è specializzata nella elaborazione di auto con motore Osca, nel 1965 comincia la produzione di vetture proprie lanciando sul mercato la Vallelunga. La linea della carrozzeria, realizzata da Ghia, attira subito l'occhio degli americani, che selezionano la vettura come opera d'arte moderna al MOMA di New York, paragonandola tra l'altro ad una Lotus. E' poi la volta della Mangusta, prodotta dal 67 al 71. La massima punta del successo di De Tomaso si ha poi negli anni 70 con la Pantera, quando la casa Modenese entra nell'orbita Ford. La Pantera assalirà la strada con i suoi potenti motori americani fino al 1995. Aveva dei motori V8 montati in posizione centrale che nella prima versione erano capaci di erogare 330 cv. Nel frattempo vengono prodotte in quegli anni altre strepitose vetture come la Deauville e la Longchamp 2+2.
Sempre a Modena in casa Maserati negli anni 60 debuttano la Sebring disegnata da Michelotti, con lo stesso motore della 3500GT, poi la Mistral e la prima Quattroporte, modello che ancora oggi esiste.
In particolare la Quattroporte apre una serie di ammiraglie per Maserati che dominerà la scena per il connubio di eleganza e sportività: era la berlinona di lusso più veloce del mercato, sulla quale si poteva viaggiare in tutta comodità fino a 230 km/h. Nel 66 poi è la volta della Mexico e della Ghibli, esempi di stile ed eleganza applicati alle sportive. Negli anni 70 debuttano poi la Indy, la Bora, la Merak e la Khamsin, che rispetto alle antenate montavano motore in posizione centrale.
Anche fuori dall'Emilia si danno da fare!
La Iso passa alla produzione di modelli sportivi: dopo la Isetta, vettura piccolina e dalle modestissime prestazioni la casa di Milano decide di puntare in alto e di produrre alcune delle vetture più veloci realizzabili. Nel 1962 viene creata la Rivolta GT300, disegnata da Giugiaro e assemblata da Bertone. Anche in questo caso, come per De Tomaso, il motore è americano, un 8 cilindri da 5.3 litri e 300 cv, poi potenziato per la 340GT a 340 cv.
Ma i progetti di pensare in grande non finiscono qui, Renzo Rivolta pensa in grande e vuole una vettura che raggiunga i 300 km/h. Nasce così la Grifo, linee muscolose di Bertone e tecnica affidata a Giotto Bizzarrini. Il risultato fu stupefacente; la Grifo aveva un motore Chevrolet da 405 cv che rese possibile gli intenti del patron della Iso.
Oltre a questi mostri sacri della sportività made in Italy vengono create anche altre vetture, molto meno pretenzione, ma con una chiara indole sportiva. Tra queste spicca la Asa 1000GT, una piccola coupè commissionata da Enzo Ferrari a Bertone. Viene ripreso il telaio della Ferrari 250 GT, ma con un motore da 1000 cc, e viene presentata al salone di Torino nel 1961, dove viene notata dall'imprenditore milanese Oronzio De Nora, che si accordano con il Drake per comprare i brevetti e cominciare a produrla.
Non si possono dimenticare Abarth e Giannini, che su meccanica Fiat producono delle vere e proprie vetture da competizione che attraggono subito il pubblico di giovani appassionati.
Secondo noi quelli furono gli anni più prolifici per le case automobilistiche italiane, oggi le migliori sportive del mondo vengono ancora prodotte in Italia, ma un periodo cosi rigoglioso sarà difficile da ripetere!
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