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Il grande miracolo italiano degli anni 50

  • Paolo Andrea Gallo
  • 2 feb 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Terminato il secondo conflitto mondiale il clima generale economico in Italia non lasciava presagire un futuro roseo per le industrie automobilistiche italiane.

Tuttavia, nonostante la scomparsa di Giovanni Agnelli nel 1945, l'avvicendamento di Vittorio Valletta porta la Fiat a superare il periodo difficile del dopo guerra nel migliore dei modi, permettendo alla casa torinese di collezionare moltissimi primati.

Il primo successo fu la 1400 diesel nel 1953, la prima automobile a gasolio italiana, seguita nel 55 dalla 600, automobile simbolo del boom economico italiano, la quale si poneva come auto ideale per ogni familia. Grazie all' attrattiva dei suoi 4 posti e l'imbattibile prezzo di 590 mila lire venne prodotta in circa 2,6 milioni di esemplari.

Subito dopo, nel 1956 arrivarono la 600 multipla, la prima monovolume della storia, e la 500, formidabile e geniale intuizione di Dante Giacosa dopo la Topolino, che nell'arco della sua produzione fino al 1972, supera i 3 milioni di esemplari e, nel 1959, vince il prestigioso premio per il design "Compasso d'Oro".

La crescita della Fiat fu eccezionale, i dipendenti passarono in pochi anni da 60 mila a 80 mila e la produzione passò dalle 71 mila unità circa del 49, alle 340 mila del 58. Tuttavia la fabbrica torinese non deve essere vista come produttrice di sole utilitarie, infatti la 1100, la 1800 3 la 2100 fanno parte di una categoria di veture superiore, in particolare la 2100 divenne una vettura molto utilizzata dalle autorità nazionali come "auto blu". Chiaramente non possono essere dimenticate vetture come la 1900, la Campagnola e la 8V ("ottovù").

Anche Lancia e Alfa Romeo devono fronteggiare dei problemi non da poco: la casa milanese deve ricostruire il 60% degli impianti produttivi andati distrutti durante il conflitto, motivo per cui la produzione riprende con una rivisitazione della 6C 2500 pre bellica; Lancia, oltre alla distruzione degli stabilimenti, deve fronteggiare la scomparsa del patron Vincenzo Lancia.

Dal 50 la situazione in Alfa cambia, Orazio Satta Puliga introduce la prima linea di montaggio in serie per la costruzione della 1900, il cui motore avrebbe equipaggiato anche la Matta in una versione a carter secco, la Disco Volante, carrozzata Touring e le avvenieristiche Bat. La consacrazione nell'olimpo della storia dell'automobilismo arrivò poi nel 54 con la "fidanzata d'Italia, la mitica Giulietta.

Nel frattempo Gianni Lancia, il figlio di Vincenzo, non fa rimpiangere troppo a lungo il padre, mettendo a punto il motore V6 che avrebbe equipaggiato l'auto simbolo della casa torinese di quegli anni, la Aurelia. L'Appia del 53 e la Flaminia del 57 poi completano il listino con 2 auto di super lusso.


 
 
 

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